Silvia Vatteroni: la “mia” Nanning

Ginnastica Artistica Italiana ha una redazione formata da persone fantastiche. Appassionate di questo splendido sport, alcune legate particolarmente a momenti o atlete italiane o estere, ma sempre immensamente innamorate di ginnastica. Vogliamo presentarvi oggi le sensazioni di una delle nostre collaboratrici, Silvia. A voi la lettura, ne vale la pena.

“La passione per questo sport è fondamentale, ma non è sufficiente per decidere di partire per un simile viaggio. Occorre dell’altro, quell’altro che nel mio caso è il desiderio di esserci per condividere con i protagonisti stessi una straordinaria esperienza. “Esserci” indipendentemente dal colore del body che verrà indossato e dai punteggi che quella giuria darà. Sei stata presente ai loro primi Europei o alla loro prima finale importante ed ora che devono affrontare un Mondiale è come se sentissi il dovere di esserci di nuovo, pur sapendo benissimo che se anche non ci fossi le cose non andrebbero diversamente, d’altra parte stiamo parlando di atlete con la A maiuscola, che non hanno certo bisogno di te per svolgere un ottimo lavoro.

Tuttavia è proprio questo “volerci esserci” che fa la differenza.

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E’ chiaro poi che alla base di tutto questo volersi mettere in gioco con se stessi e con le distanze che spesso, come in questo caso, fungono da ostacolo, c’è un rapporto di amicizia e di affetto che va al di là delle competizioni. “Esserci” vuol dire quindi… essere lì pronta ad urlare a Martina “stai tranquilla” prima di vederle affrontare le parallele, l’attrezzo in cui l’hai vista brillare a Utrecht e sbagliare a Sofia, e quindi sai che in quel momento è tutto tranne che tranquilla.

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Esserci vuol dire anche fotografare il sorriso di Lara a fine gara, perché vuoi che quel momento le rimanga impresso per sempre, perché si ricordi di quanto sia riuscita ad essere forte, pur trovandosi in un simile contesto da un giorno all’altro senza preavviso. Un sorriso che per te vale doppio, perché ti ricorda anche quello che le avevi visto fare due anniprima a Bruxelles, quando insieme alle sue compagne aveva vinto quello storico argento a squadre.

Esserci… vuol dire anche fare compagnia ad Elisa, che fino in Cina ci è arrivata con la voglia di rappresentare al meglio il suo Paese, ma che purtroppo si è trovata costretta a rimanere a guardare, e tu, che sai di cosa è capace, le ricordi che con la determinazione si supera tutto e che non manca poi così tanto alla prossima gara importante.  Decidi di essere lì per urlare più forte che mai un “gamba” a Lavinia, che veste per la prima volta il body tricolore eppure si trova già a dover aprire un Campionato del Mondo! “Esserci” per dire a Giorgia che è stata grande e che gli errori possono capitare anche ai migliori, ciò che conta è sapere andare avanti per terminare l’esercizio al meglio… e tu, che quell’esercizio glielo hai visto fare milioni di volte, sei lì per dirle che ci è riuscita benissimo!

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Esserci per correre all’uscita della mixed zone per abbracciare Erika, che hai visto giorno dopo giorno lavorare per tornare più forte di prima, con la stessa forza con cui l’hai abbracciata dopo la sua prima finale europea tra le grandi. E non puoi non dirle quanto sei orgogliosa di lei e di quello che in un anno è riuscita a fare, perché ancora ti ricordi di quei messaggi che le inviavi da Anversa, quando le davi appuntamento in Cina, dove non solo ci è arrivata più in forma che mai, ma si è portata a casa ben tre finali mondiali!

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Ed infine esserci significa aspettare che gli occhi di Vanessa incrocino i tuoi alla fine di quella finale che tanto aspettavate per mandarle un bacio che non hai bisogno di commentare, perché lei che in quegli spalti ti ha visto tante volte, sa già a cosa stai pensando. Poi c’è ovviamente la voglia di condividere quei momenti con tutti quelli che sarebbero voluti essere lì dove sei tu e che purtroppo non ce l’hanno fatta e quindi scatti foto, fai video, scrivi su  Facebook sfidando le censure statali e su whatsapp, nel desiderio di far sentire presenti anche gli assenti.

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E non posso non citare la maschile, che zitta zitta ha dimostrato che l’Italia non è affatto ferma, come qualcuno scriveva tempo fa, Rio è sempre più vicina e ci si sta preparando al meglio… il risultato a squadre e la finale a 24 centrata da Ludovico ne sono solo un esempio. A Nanning ho rivisto il Nicola che avevo visto a Utrecht, un vero fuori classe, non tanto per i buoni punteggi che è riuscito a portare alla squadra, ma proprio per l’atteggiamento con cui affronta la gara: sicurezza e pulizia sono indubbiamente i suoi punti di forza.  E vogliamo parlare di Alberto Busnari? Chiunque dovrebbe imparare da lui. Si infortuna pochi secondi dopo aver dato inizio al suo Mondiale, non ci si può nemmeno immaginare la tristezza e la rabbia che Alberto deve aver provato in quel momento eppure pochi minuti dopo era lì, ai piedi del suo cavallo, pronto a consigliare ed incitare i suoi compagni di squadra, con quella scritta Italia sulle spalle che sembrava voler dire “ti sostengo anche se non posso rappresentarti”.

La cosa più strana di questo “esserci” è che il momento più bello coincide con la fine… come è possibile? Perché il momento più bello è quello che si vive l’ultima sera, quando i Mondiali si dichiarano finiti, quando tutto è terminato e nel bene o nel male una nuova pagina è stata scritta nella loro carriera e nella tua esperienza. L’ansia si scioglie nei festeggiamenti, dove i sorrisi e la voglia di guardare avanti superano la delusione e la rabbia per quello che invece non si è riusciti a raggiungere.

Ed è questo pensare al futuro, alle prossime gare, a dove si svolgeranno, alla cucina che ci sarà, alla lingua che parleranno e ai posti che si visiteranno che ti fa usare quel “noi” di cui difficilmente riuscirai a liberarti…”

S.V.

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